mercoledì 3 dicembre 2008

Complici.

L'avevo vista tra gli scaffali della libreria...un'occhiata timida,complice,lo sguardo che si abbassava furtivo per rinascere subito dopo e cercare di incontrare casualmente il suo.
Poi anni passati tra l'oblio ed il rimorso che un semplice attimo di vita,sfuggito al nostro controllo,avrebbe potuto cambiare il corso della vita stessa.
La sua figura sembrava ormai sbiadirsi nella mia mente come una tela sgualcita.
Ma quel giorno,i suoi occhi intenti nella lettura di un libro,incontrarono,come per magia, i miei.
Da allora...viaggiano complici,insieme,sempre insieme ed io crederò sempre nei miracoli.

Un'intera vita.

Un'intera vita.
La prima volta che entrai in quella libreria,ero bambino,un po' impacciato,sicuramente intimidito di fronte a quegli enormi scaffali,in cui sapienza,colore,saggezza,divertimento e serenità convivevano,come fanno i colori della natura,mai fuori posto,ma sempre unici nella loro bellezza.
Anche ora,dopo un'intera vita,ora che questi scaffali mi sembrano più piccoli,provo lo stesso sentimento e tutto questo riluce come una cornice di quel bellissimo quadro che è la vita,raccontata ,spiegata,descritta,immaginata.
Non ci sono parole per condividere il cuore di un libro,soprattutto quando questo sembra sorriderci.

Un timido sorriso.

Sembrava incredula a vedere il suo viso ritratto in quel libro.
Un'intera vita passata a scrivere senza mai
aver pubblicato un racconto e ,ora, col cuore palpitante,ostentava una calma che lasciava trasparire solo a tratti il tumulto di sentimenti che danzavano nel suo animo.
Nascondeva la gioia ,il sorriso,quasi si vergognasse di quei timidi sentimenti.
Poi,come liberata dal giogo della forma,si girò d'incanto,sorrise,strinse la mano a quei lettori che le erano casualmente vicini,senza proferire una parola,alcuna parola.
Parlava già il suo viso.

Solo un libro.

Solo un libro.
Tutti i giorni,seduto su una panca di una libreria,assaporavo libri ricchi di storie fantastiche, irreali , fantasiose.
E quel giorno ne comprai uno.
Poi uscendo vidi a terra un povero,di quelli veri,che chiedeva pochi spiccioli con dignità regale.
Mi soffermai stetti in silenzio e gli porsi il libro che avevo appena comprato dicendo:"Balza in questo mondo,ti porterà sollievo nel disagio che ti circoda":
L'uomo mi guardò,prese il dono e ruppe il suo silenzio:"Mi stai donando il bene maggiore che possiedi,questa sarà la mia ricchezza":
Abbassò lo sguardo e sorrise.

Un piccolo uomo.

Un piccolo uomo.
Era un periodo difficile e quel giorno,entrato casualmente in una libreria,un piccolo uomo orientale aveva percepito le mie difficoltà e con disarmante disinvoltura mi disse:"Torna tutti i giorni,sfoglia un libro come una merce preziosa,e vedrai che il tempo sarà la tua medicina".
Solo ora che sono completamente guarito ho incontrato nuovamente quell'uomo e gli ho chiesto come faceva a sapere che avrei sfogliato i libri giusti.
Ma l'uomo con una flebile voce rispose:"Ad averti guarito non sono quei libri,ma i libri":
Abbassai lo sguardo quasi in segno di riconoscenza e l'uomo svanì.

Impronte indelebili

Impronte indelebili.

Sfogliavo il libro delle foto di GiovanniPaolo II ,consapevole che ormai non era più fra noi.
La tristezza ,mal celata dalle labbra tremolanti,lasciava straordinariamente il posto ad una gioia composta,tanto discreta ,quanto inaspettata,mentre la mente chiedeva perché.
Ma la cieca speranza,il sorriso di una piccola creatura,una mamma teneramente abbracciata al figlio,tra quegli scaffali,mi rendevano consapevole che ogni animo lascia impronte indelebili che gli altri percorreranno,lasciando a loro volta nuove orme.
E la vita proseguiva senza inizio e senza fine,lucente in quei passi che nuove creature avrebbero solcato.

domenica 16 novembre 2008

lunedì 29 settembre 2008

Assurdità

Ritirato dalla vendita sciroppo per la tosse la faceva passare!!!
Dopo la visita guidata al museo...mi hanno sequestrato l'auto!!!
Trapiantato un organo...la musica ne risente!!!
Donna stufa lascia morire di freddo il marito!!!
Lanciato sul mercato un nuovo prodotto...due feriti!!!
il passato di verdure è ...verduto?
La vita è bella ,ma anche i fianchi non sono male!!!
Ho vinto un Oscar e ho perso Billy!!!
La rana al rospo :"Facciamo un girino intorno allo stagno?"
Il rospo alla rana:"Peccato non ho più stagno,ma solo rame!!!"
Crollata la borsa...mi sono chinato e l'ho raccolta.
Di fronte a lui mi sono sentito morire,che vita!!!
Il maniglione antipanico si apre con un ...manone?
Bella a Billy :"Che bullo!"
Per poltrire ci vuole per forza una poltrona?

Quadri vari




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Vacanze Toscana




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Vacanze Toscana




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Vacanze Toscana




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domenica 28 settembre 2008

I taxi erano verdi e neri.

Io non so se le nuove generazioni sono a conoscenza che:
Gli ombrelli si aggiustavano e passava l'ombrellaio da casa.
Gli orologi si aggiustavano.
Il ciabattino era abbastanza frequentato.
C'erano solo tanti negozi e nessun super-mercato.
Esisteva il garzone del negozio.
Un posteggiatore difficilmente era abusivo.
Gli scottex non esistevano.
I cani erano per lo più cocker.
Nessuno si chiedeva che farne della loro cacca.
I tappeti si compravano solo nei negozi.
Non c'erano associazioni di categoria.
Lo stato si accettava non si criticava.
Difficilmente incontravi uno straniero.
Nessuno vendeva per strada.
I fazzoletti erano solo di stoffa.
I taxi erano neri e verdi.
Il tubo catodico era qualcosa di straordinario(come il pc adesso)
Il passato remoto era un tempo come un altro e veniva usato.
Si guardavano le foglie cadute dagli alberi.
Gli insegnanti erano riapettati e avevano sempre ragione.
I bimbi potevano giocare in strada.
La neve era un evento eccezionale.
Le fotografie erano un lusso e l'unico modo di fermare il tempo.
Dopo il tema si faceva un disegnino.
C'era aspettativa per il pranzo di Natale.
I ravioli erano un cibo raro.
Le campane non ifastidivano nessuno.
La festa di carnevale era quella dell'asilo.
I flipper dei bar erano un mito ed il sogno per i ragazzi.
La donna di servizio era italiana.
I muratori anche.
Chi urlava per la strada era un venditore e non un pazzo.
Girava un camioncino con oggetti per la casa(catini,ecc.)
Si compravano i 45 giri con una canzone davanti ed una sul dietro.
Le radio di lussa erano dei veri mobili.
Nei bar per la musica c'erano i jukebox.
I benzinai erano vestiti di grigio-azzurro.
La Rai era l'unica televisione.
Lo sceneggiato era un evento.

Frasi "catturate"

Frasi.
Andiamo bello presto!
Guardavo se ti vedevo.
Io non mi arrabbio mai,ma...
Se tanto mi dà tanto..
Oggi fa freschetto!
Che caldo che si è messo!
...no,no faccio io!
Non si sa più cosa mettersi!
..a un bel momento...
...correggimi se sbaglio...
..e lui ci fà"....
Saluti.
...di nuovo..
...tante belle cose..
...ci sentiamo..
se vieni fatti sentire!
ok allora dammi un colpo..
se ci vai dimmelo!
Quando ci vai digli che ti ho mandato io.
...tutto fa..
...magari non è quello...
...hai voluto la bicicletta...
..io non è che me ne intenda....,ma
..se son rose..
..scende?
...dove rimane?
..faccio mente locale..
,,,quanto le devo?

E' un miracolo.

E' un miracolo....
bere ed annuire allo stesso tempo.
prenotare una visita per domani.
prenotare una visita.
sentirsi dire passi pure.
ad un conferenza trovare un posto libero in ultima fila di lato.
non farsi raccontare la trama di un film.
trovare una persona che non ti consigli dove si mangia bene e a poco.
stare zitti in ascensore.
sentire un congiuntivo dopo il se.
che a messa nella sedia davanti non ci siano tre libretti che cadono.
fare una coda in fila per due.
non sentirsi in colpa dando l'elemosina sotto lo sguardo severo della donnetta di chiesa.
che un benzinaio sappia a quanto gonfiare le tue gomme.
avere gli spiccioli giusti per la macchinetta del caffé.
aprire il giornale in vacanza senza un filo di vento.

...su cui ragionare

A cosa gioca il pesce palla?
Andare a spasso è uno spasso!
Il contadino all' aiutante :"Ora ara!" "Era ora!"
Spesso il problema è spesso.
Un vecchio saggio diceva:"Era meglio da giovani!"
Non tutto è in vendita,qualcosa è in regalo!
La moglie al poliziotto:"Hai preso il cellulare?"
Il medico al paziente:"Aspetti qui!"
Un uomo dice:"Lo sai che sono un indovino?"e l'altro risponde:"Se lo sei perché me lo chiedi?"
La minestra di verdure è passata almeno ...10 minuti fa.
L'uomo al ragazzo:"Non tirare su col naso!" ed il ragazzo posò la sacca.
Quell'uomo giocava in borsa,poi la chiuse e si mise a leggere.
L'uomo indicando un treno al capostazione chiese:"Vado?"Il capostazione con sufficienza :"Vada ,vada...!"
La ciliegina sulla torta è l'opposto della goccia che fa traboccare il vaso!
L'uomo al ragazzo:"Lasciati dietro il passato!"Ed il ragazzo fece un passo e mangiò un'altra cosa.
Gli dissi:"Ti cerco sul telefonino!" e lui rispose:"No,lo tengo in tasca!"
Il saggio disse:"Tuffati nel passato"ma io odiando la verdura optai per la piscina.
Le critiche costruttive ti stimolano,ma ora,per favore,esci dal bagno,credo di avere esagerato!
Dipingere una natura morta è di cattivo gusto.
Nel self - service ho fatto un coffe break col cervello in stand by.
Regalare un braccialetto al signire degli anelli è una cattiveria.
La gondola dondola perché lui ciondola ed io gongolo.
"Presto la pasta al pesto a posto!"
La sposa ha speso per la spesa.
La longitudine e la latitudine esistono davvero?
L'orologio rispetto alla meridiana ha un grande vantaggio :può essere da polso!
L'amore è un sostantivo singolare!
Dopo una lunga attesa presi il coraggio e chiesi:"Scusi mi mostra dov'è la mostra?"
Rispose:"Segua il cartello!"Ma io sono già 4 ore che sto aspettando qua sotto!
Finalmente ho preso il toro per le corna...ma quando posso lasciarlo?
Meglio la moglie che fa la maglia per un miglio.
Una parte di noi parte.
Se si spara spira.
"Mira il mare ci sono vari vari!"
Certi capi d'bbigliamento dovrebbero stare nell'armadio e non venire a lavorare.
Allora è l'ora?
Dopo aver mangiato in umido ho lavato a secco.

domenica 21 settembre 2008

Curiosità:
Se un panino non è un diminutivo come si dice il diminutivo di panino?
Il comune è un luogo comune?
Una persona fuori dal comune può recarsi in comune?
Una persona oltre le righe veste a quadretti?
Sono più le barriere strutturali che quelle metaforiche?
Conta di più un orofondo valore morale o un matematico?
Come si fa a pesare una bilancia se si ha solo quella?
Se un deficiente fa una partenza intelligente,cambia qualcosa?
Le riflessioni sono la ripetizione delle flessioni?Se si,in una palestra è possibile pensare?
Un bambino adulto è peggio di un adulto bambino?
La scienza studia il confine fra l'incoscienza e la coscienza.Il risultato è la fantascienza.
E' meglio essere il più alto dei piccoli o il più basso dei grandi?
Perché si dice "botta e risposta" e non "domanda e risposta"?
Un traslatlantico è tale anche se resta ormaggiato in porto?
Un tras-atlantico è normale?
L'occasione fa l'uomo ladro ,ma cosa fa un ladro che ha un'occasione?
Perché si chiama supermercato se non esiste il submercato?
Una persona subnormale è una persona con la passione dei fondali marini?
L'ozio è il padre dei vizi ,ma chi è la madre?

mercoledì 11 giugno 2008

Disegni a china




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I tre doni

I TRE DONI

In quel paesino fra le montagne della Mongolia, dove la vita procedeva col suo ritmo blando, tre fratelli si ritrovarono per dare l’estremo saluto al padre che tanto aveva fatto per crescerli in modo onorevole, pur distratto dal quotidiano lavoro dei campi , che oggi sapeva regalarti il sostentamento mentre domani ti privava crudelmente dei suoi frutti.

Yong, Bruce e Yale erano i loro nomi , figli molto rispettosi del padre, anche se piccole e comuni gelosie li avevano portati a crescere in fretta ed abbandonare la casa paterna per seguire aneliti di vita solitaria e speranze di fare di più, di dimostrare il proprio valore, di rialzare la testa e abbandonare una vita semplice come quella che il padre aveva loro donato. Vecchie tuniche adornavano il loro corpo, sguardi assenti , provati, caratterizzavano il loro dolore lì , vicino al padre che li lasciava con quella dignità che lo aveva sempre contraddistinto. Un cappello a tese larghe nascondeva il viso di Yong, solcato da dignitose e silenziose lacrime. Le sue mani solcate dalla fatica tradivano la sua semplice condizione di vita, di lavoratore dei campi, così come il padre gli aveva insegnato e aveva voluto. Era stato il più vicino a lui nell’apprendere l’arte della coltivazione, con quel rispetto per ogni cosa che nasce e vive solo nelle anime più povere. Bruce, era invece andato via da casa da troppo tempo per lasciarsi sfuggire qualche lacrima , aveva scelto l’avventura che lo aveva confinato semplicemente nel paesino poco distante, dove costruiva monili d’oro , gli dava forma , colore, sperando di poter ricavare qualche moneta dai pochi passanti casuali. Yale era invece l’artista di famiglia , anch’esso andato via da casa per cercare nell’arte e nella contemplazione quello stato di indipendenza che veleggiava nei primi anni adolescenziali tra le povere case di quel paese. Viveva stentatamente e a volte i pochi quadri che si ostinava a fare non gli bastavano per vivere, costringendolo a lavorare la pelle nella bottega di un vecchio del paese per affrontare in modo dignitoso il rigido inverno.

Erano troppo diversi tra loro e forse il padre stesso , duro negli insegnamenti, ma dolce nell’affetto, aveva saputo solo creare dissapori mai guariti, gelosie cresciute lentamente , attimo per attimo.

Ora erano lì, davanti al padre addormentato, a parlare ognuno col proprio cuore, in silenzio, a rivisitare piccoli angoli bui mai illuminati in passato un po’ per mancanza di tempo , un po’ per quella pigrizia che ci evita dannosamente di affrontare problemi importanti.

Ma ora…ora sì, era tempo di parlare e forse era anche il loro desiderio inconscio perché i tre fratelli provarono, provarono e riprovarono,… ma la loro diversità riaffiorò prorompente. Così come in ogni antica favola decisero di salire la montagna dove un vecchio saggio guariva le persone malate , favola a cui non avevano mai creduto, ma come accade in queste situazioni era maggiore la volontà di ritrovarsi della diffidenza innata verso i fratelli. La montagna fu scalata dai tre , ogni orma seguiva l’altra senza cercare il suo fianco, ma nella lenta ascesa un leggero senso di pacato desiderio di cambiare affiorava sempre più. Come una nave cerca la rotta nei piccoli corridoi lasciati liberi dai ghiacci, i loro passi raggiunsero con fatica la cima. Guardarono intorno per trovare la conferma che la leggenda era solo una piccola favola raccontata ai bambini del luogo. Solo Yong parlava col padre ,ma per gli altri comunque l’idea che lui ci fosse rappresentava un segreto conforto. Ora non era più così , erano soli ed i rimorsi e le perplessità del passato confondevano i loro animi.

Non vedendo alcun essere vivente, stavano ormai per tornare quando sotto un grande albero notarono un vecchio che dormiva profondamente , emettendo un sibilo tanto fastidioso quanto chiaro nella serenità interiore che traspariva inaspettatamente.

I tre si avvicinarono , lo guardarono ma dopo un attimo prevalse la loro incrollabile rassegnazione e diffidenza e si girarono senza dire una parola per ritornare sui loro passi ed intraprendere il lungo viaggio di ritorno.

Il vecchio quando le loro spalle stavano già dileguandosi, aprì un occhio e con voce ferma disse loro: “Ragazzi , posso fare qualcosa per voi?”

I tre, più per lo stupore che per altro, si girarono e Yong rispose :

“Grazie,ma non abbiamo bisogno di nulla…” e proseguì i suoi passi.

Yale con la curiosità che ogni artista ha innata nell’animo, volle, invece, avvicinarsi ,seguito dal silenzioso Bruce e proferì timidamente “Stiamo cercando…il saggio…che vive qui”. Poi come se avesse osato troppo in quella sperata sciocchezza, girò le spalle e fece per raggiungere Yong che si era nel frattempo fermato ad aspettarli. La voce del vecchio ruppe il silenzio - :

“Sono sicuro che ,anche se non credo di essere molto saggio, posso fare qualcosa per voi , fermatevi a riposare e poi quando avrete ritrovato le forze, riprenderete il vostro cammino”.

I tre, che accusavano la fatica, vollero appoggiare le stanche membra vicino al vecchio facendo con la loro presenza un piccolo cerchio e così …parlarono, parlarono di loro , parlarono tra loro, di ciò che cercavano senza sapere cosa fosse , senza conoscere la strada da percorrere.

Alla fine il vecchio , vedendo sopraggiungere minacciose nuvole nere volle interrompere il disteso colloquio: “Ragazzi, io non sono un guaritore, sono solo un povero vecchio , ma voi siete sbandati perché non sapete ciò che state cercando, camminate senza una meta precisa , forse non serve camminare ed io posso fare qualcosa per voi, se lo vorrete”.

“Ci dica, maestro” disse uno dei tre fratelli, chiamandolo così più per rispetto dell’età avanzata che per altro.

“Venite a trovarmi tra una settimana e portatemi tre doni ed io vi potrò guarire “ – specificò il vecchio saggio.

I tre ringraziarono increduli e pur diffidando di lui si diedero comunque appuntamento la settimana seguente su quel monte.

E così fu. Arrivarono sette giorni dopo i tre fratelli e trovarono il saggio sotto l’albero , curiosamente nella stessa posizione confusa tra il riposo e la meditazione.

“Sono contento di vedervi” – disse il vecchio.

“Come mai?” - osò domandare uno di loro quasi seccato di essersi fatto convincere a risalire.

La risposta fu dolce ed immediata “Credo che abbiate fatto i primi passi per trovare la strada che inseguite, se siete qui …”. Ma la frase del vecchio fu interrotta da Yong : “Le abbiamo portato i doni che ci aveva chiesto , maestro, ma spero che dopo ci indichi la strada giusta”.

“Non essere diffidente , ragazzo, la strada dovrai trovarla tu, io ti posso solo aiutare a vedere meglio, il cammino è lungo, i passi sono i tuoi, io ti posso solo imprestare gli occhi”.

I tre posero i doni davanti al maestro, il primo era un grande cesto di frutta che rappresentava gran parte del raccolto di Yong, il secondo un monile dorato , plasmato con paziente maestria dalle esperte mani di Bruce. Infine una tela un po’ sgualcita ma magistralmente colorata dalla vena artistica di Yale.

“Ecco questi sono per lei, maestro, ora ci dica cosa dobbiamo fare” disse uno dei tre.

“Quello che voglio – disse il saggio – è che questi doni ve li scambiate , col cuore”.

Con una inaspettata ubbidienza i tre scambiarono i doni ed ognuno di loro aspettava nuove istruzioni,ma il silenzio si ruppe soltanto quando Yale disse : “.. e ora ?”.

Il saggio li guardò senza rispondere , profondamente, negli occhi. Poi uno di loro seccato per non aver ricevuto istruzioni illuminanti si lamentò del regalo ricevuto. Cosa poteva farsene Yong di un monile d’oro se era sempre chino a lavorare i campi. E Yale cosa poteva farsene di un cesto di frutta e tanto meno Bruce di una tela sgualcita.

Ma nessuno osò lamentarsi col vecchio. I tre lo salutarono ed il vecchio prima che i loro passi riprendessero il cammino per scendere la montagna li avvisò :

“Ragazzi, fate attenzione al percorso, ogni passo deve essere guidato dagli occhi perché qualche sasso potrebbe farvi inciampare così come siete inciampati ora , quassù, sulla vetta. Abbiate la bontà di ritornare e portatemi il bene più prezioso che avete ed io vi donerò la cosa più preziosa che ho” Disse questo, abbassò il capo ed in silenzio meditò.

I tre fratelli , non riuscivano a comprendere ,ma anche questa volta li guidò nelle loro azioni la ricerca dell’ignoto, la speranza, la voglia di trovare… la strada giusta.

Così nuovamente , la settimana seguente, salirono la montagna, ognuno portando con se il dono più prezioso che aveva. Raggiunsero la cima e trovato il vecchio saggio posarono davanti a lui nuovamente una cesta di frutta, un monile d’oro e una vecchia tela sgualcita.

“Vedete ragazzi , ora voi mi avete donato quello che più vi era caro, quello che per voi è fatica, passione, amore ed io porterò nel cuore questi doni perché il loro valore è determinato da chi dona e non da chi riceve.”

Un silenzio irreale costruì in ognuno di loro nascoste fondamenta di una nuova famiglia.

Poi il saggio aggiunse “Ora potete nuovamente scambiarvi i doni e se lo vorrete diventerete più ricchi”. I fratelli scambiarono i doni abbracciandosi l’un l’altro e tenendo stretto ciò che avevano ricevuto. Poi di comune accordo si rivolsero al vecchio dicendo :

“Vogliamo lasciarle questa cesta, questo monile, questa tela perché il dono più grande l’abbiamo ricevuto, ora, lo portiamo nel cuore e non nelle nostre mani.”.

Ed il saggio “Vi porterò nel cuore anche io ,ragazzi , perché io vi ho donato con la parola il bene più grande che ho, gli occhi per vedere”.

I fratelli si allontanarono e fu solo allora che uno di loro , girandosi verso il vecchio per salutarlo con un cenno della mano, notò un bastone bianco appoggiato al tronco , vicino a lui.

Tornarono lentamente a valle senza darsi la mano solo per pudore, perché la voglia di abbracciarsi era tanta, e pregarono, pregarono in silenzio ognuno il proprio Dio , nel fondo del cuore.

E questo forse fu il vero dono del loro padre.

Foto artistiche




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Il biplano

IL BIPLANO

In Canada ,paesaggi straordinari, montagne maestose, rivi d’acqua , cascate tanto limpide quanto burrascose, pinete infinite che nascondono tesori naturalistici che non hanno uguali ,e là , tra quei boschi fitti fitti, Steve intravide dal suo biplano un piccolo laghetto incontaminato che sembrava chiamare la sua ricerca di solitudine, di evadere oltre il lecito, di varcare il confine dell’uomo per sprofondare nel segreto della natura. In realtà la sua mente era un po’ confusa, combattuta tra l’esistenza forzata, in quel paesino,dove gestiva il suo negozietto in cui vendeva un po’ di tutto ,e la ricerca di una strada da percorrere con gli occhi dell’animo per portarlo verso l’immenso mondo del mistero ,mondo mai varcato per casualità,per pigrizia o per destino. Viveva in un paesino, se così lo possiamo chiamare, in America ,quell’America vera che vive ogni giorno per sopravvivere, lontano dalle masse che la rendono il paese più avanzato e moderno. Pochi abitanti, ma sulla strada , su quella interminabile strada tra canyon e deserti di terra ,le auto di passaggio erano vitali per i lavoratori del posto. C’era una pensione per le auto di passaggio, c’era il meccanico, il distributore di benzina, il bar ed un decadente ufficio postale, ma il suo negozio ,dove potevi trovare veramente di tutto, ..dagli estintori , al pane, le sigarette, gli alimentari, gli attrezzi per le coltivazioni ..rappresentava il centro del paese.

E poi ,quel vecchio biplano abbandonato era il suo gioiello. Ci aveva lavorato moltissimo per metterlo a posto, c’erano voluti tre anni perché i pezzi non arrivavano,un po’ di fantasia per inventarsi meccanico, ma ora il sogno era realizzato. E quel paesino dove tutti vivevano nel suo negozio, sembrava a volte stargli stretto, confuso tra la voglia di cambiare la sua vita ,cercando uno scopo diverso dalla sopravvivenza ,e la cultura mistica, religiosa che lo avvicinavano alla natura, la curiosità di scoprire quello che c’era dietro le cose, dote rara tra gli uomini duri di quei posti, trasmessa però da un papà che era un predicatore ed una mamma, succube, che lo seguiva in silenzio, con amore, per amore.

Non c’erano più da anni ,ma li sentiva ugualmente vicini e spesso avrebbe voluto confrontarsi con loro per capire dove era la strada che incendia l’animo, così come diceva suo padre, dove fosse la strada della felicità e serenità interiore,come gli suggeriva la mamma. Eh sì, la mamma era stata una donna forte , saggia, silenziosa, era l’esempio dell’amore ed aveva sempre rispettato il papà con tutti i suoi viaggi, anche nei momenti più bui. Steve avrebbe voluto essere come loro, avere la sicurezza ,la forza , la serenità, per affrontare ogni cosa del mondo, trovando una risposta per ogni cosa , in tutto come faceva il suo papà.

Un colpo di vento fece sbandare il suo biplano, d’altronde il motore ogni tanto sembrava voler scappare, e fu un richiamo naturale verso il lago . Virò con semplicità , senza preoccupazioni, quasi il lago lo avesse voluto e planò dolcemente su quelle acque verde scuro, colorate da alghe e dall’immagine capovolta dei pini che lo circondavano. Il silenzio fu rotto dallo scoppiettio del motore che andò a spegnersi lentamente trovando attracco sulla riva del lago. Steve , omone grosso, pizzetto grigio, capelli a spazzola, sollevò lo sportello e alzandosi in piedi sul veivolo ammirò,davanti e dietro di se, come se quel mondo lo avesse rapito. Tornò il silenzio quando le eliche smisero di girare per inerzia e Steve balzò giù dall’abitacolo sprofondando coi piedi in quei pochi centimetri d’acqua. Raggiunse la terra ferma e stette minuti e minuti ad osservare il tutto ed il nulla, a percepire gli odori ,a confondersi nei colori a volte così innaturali come solo la natura sa offrire. Non si può descrivere ciò che videro i suoi occhi perché guardò con gli occhi dell’animo e ogni sensazione non aveva parole che potessero tradurre l’emozione.

Vi era, in una insenatura del lago, un vecchio molo, forse non molto stabile, che si allungava di qualche metro sull’acqua ,ma era coperto dai rami di un albero e Steve non lo notò subito, intento come era ad osservare e a pensare quanti e quali animali vivessero nel fitto della boscaglia, quante vite si nutrissero di bacche , pesci, frutti ..della natura. E mentre rifletteva su queste cose camminava lentamente in riva al lago pensando di essere l’unico compagno di quella natura incontaminata. Poi scostando il ramo davanti a sé, vide il molo , e laggiù sulla punta una piccola figura di schiena ,che sembrava farne parte. Non so se per l’educazione inculcata dai genitori o perché ogni essere umano ne attira un altro o semplicemente per casualità, camminò verso di lui, raggiunse il punto estremo del molo e si sedette accanto.

Il volto dell’uomo era orientale , completamente calvo come un monaco tibetano, uno straccio color sabbia adornava il suo corpo, una corda logora gli faceva da cintura,evidenziando delle forme minute . Era buffo vedere le due schiene accanto ,una grande e grossa e l’altra piccola e minuta.

“ Mi scusi , sa dove siamo? “ – disse Steve – con un piccolo imbarazzo.

“Siamo ovunque, anche senza fermarci” rispose l’orientale

“C..come ? “ domandò stupito per l’insolita risposta Steve.

“ Quell’uccello che sorvola il lago, ora è qui, ora laggiù, vola libero oltre i luoghi, perché lascia tracce del suo passaggio”

Steve sempre più incuriosito domandò: “Ma il tempo determina il fatto che ora è qui e poi in altro luogo.. no? “ Lo disse con voce tremante per capire con chi stava parlando e anche un po’ dubbioso della sua frase. Allora l’uomo girò lo sguardo verso di lui e domandò “Cosa è il tempo? Mi sai rispondere?”

Steve cercò una risposta ma non la seppe tradurre in parole.

L’uomo aggiunse “ Getta una pietra in acqua ed osserva “.

Steve raccolse una pietra e la lanciò in acqua , davanti a sé. Una serie di cerchi concentrici si allargò dal punto in cui sprofondò in acqua quel sasso, fino a formare un disegno sempre più grande e sbiadito col passare del tempo.

“Ecco cosa è il tempo, è il divenire delle cose, è il segreto del cambiamento, è la vita oltre i suoi confini.” aggiunse l’uomo.”Quell’uccello che planava viveva ogni momento mentre questi cerchi disegnavano l’acqua , cambiava e diveniva e questi cerchi, anch’essi cambiavano e si trasformavano”.

Steve ebbe l’impressione di risentire le parole del padre in quel volto orientale ma ,mai, aveva avuto modo di vedere le cose banali sotto questa nuova luce ed una nuova emozione di apprendere e scavare come mai aveva fatto lo pervase.Non si chiese chi era quell’uomo,da dove venisse, voleva continuare a parlare con lui, così come aveva appena fatto.

Pensò in silenzio, a fianco a quell’uomo comparso dal nulla e poi parlò, discretamente :“ Il concetto del tempo è legato a qualcosa di più grande, che muove i fili di tutti noi e davanti al quale io … non so…mio padre diceva che tutto dipende da Lui ma … io credo …non so cosa credere.” aggiunse ancora Steve.

“Getta un sasso in acqua ed osserva “ ripeté l’uomo. Così fece Steve , prese un sasso e lo scagliò davanti a se, come la prima volta. E anche questa volta i cerchi concentrici partiti dal foro nell’acqua disegnarono la cresta del lago fino a spegnersi dolcemente.

“Questi cerchi li sapresti disegnare così perfetti ? Provaci con questo ramo.”

Steve provò a disegnare sulla sabbia bagnata dall’acqua, ma nessun tentativo fu così perfetto come quello del sasso.

“Cosa vuol dire questo?” – chiese ingenuamente.

Un attimo di silenzio e l’uomo rispose con un'altra domanda: “Pensi veramente che questo non faccia parte di un disegno ancora più grande?, chi può fare dei cerchi così perfetti ?”

La domanda dell’uomo fece calare il silenzio su quel molo dove Steve ritrovava le prediche del padre , dove vi era la spiegazione naturale di tante parole ,mai tradotte oltre la fede.

E passando mille pensieri nella mente di Steve, ripensò alla sua gioventù, agli insegnamenti del padre, a quanto a volte il padre fosse stato considerato un uomo fuori dal tempo, e solo ora lo rivedeva in una luce diversa, forse solo ora capiva ,davanti a tanta semplicità. Poi pensò a se , al suo momento di dubbio e rivolgendosi all’uomo disse :

“Ma io credo di non fare molto, credo di non trasmettere nulla di profondo a nessuno, io vivo semplicemente, certo vendo cose necessarie a chi viaggia, ma non tocco il loro animo, non so toccare il loro animo. “ e lo disse col rammarico di chi in fondo,senza essersene mai reso conto, si era sentito inferiore al padre.

“Getta un sasso in acqua ed osserva” ribatté nuovamente l’uomo.

E così fu e nuovamente i cerchi disegnati sul mare fecero attendere in silenzio una risposta desiderata. “Cosa vedi? “ disse l’uomo.

“Vedo dei cerchi , piccoli , grandi, crescere…” rispose Steve aspettando una spiegazione.

“Ogni piccolo cerchio che nasce spinge gli altri secondo un disegno preordinato e li fa crescere, li muta , li influenza” spiegò l’uomo.

“E allora ?” chiese Steve

“Getta quel ramo in acqua e avrai la risposta”

Così fece Steve , il rametto non creò dei cerchi, non sprofondò in acqua, fece un leggero spruzzo e si fece trasportare dalla corrente ,dai cerchi ancora presenti nell’acqua.

“Ogni cosa – disse l’uomo – è disegnata per uno scopo, il sasso per essere un sasso e disegnare l’acqua creando piccole onde che si spingono tra di loro, mentre il piccolo rametto è disegnato per galleggiare e trasportare il movimento sul pelo dell’acqua. Un sasso non può e non deve fare quello che fa il rametto, ma entrambi sono necessari”.

Stava venendo sera e quella frase sembrò illuminare l’animo di Steve che aveva imboccato la strada tanto cercata. Ancora molto doveva camminare, ma ricordò le parole del padre che gli dicevano “Ricorda, ragazzo,la strada per il divenire è là, devi solo imboccare la strada giusta e quando la troverai non sarai arrivato, ma inizierai a camminare nel sole”.

Si alzò, doveva riprendere il biplano, fece pochi passò ma voltandosi indietro pose l’ultima domanda all’uomo “Ma allora è tutto già deciso, tutto è parte di un disegno più grande di noi , noi siamo i colori che adornano questo quadro, ma non lo influenziamo?”.

L’uomo lo guardò , attese un attimo a rispondere , e disse : “Strano…credevo fossi stato tu a lanciare quella pietra!”.

Si girò e continuò a guardare l’acqua.

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Orme nel cammino by Alessandro Corsi is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
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