mercoledì 11 giugno 2008

Il biplano

IL BIPLANO

In Canada ,paesaggi straordinari, montagne maestose, rivi d’acqua , cascate tanto limpide quanto burrascose, pinete infinite che nascondono tesori naturalistici che non hanno uguali ,e là , tra quei boschi fitti fitti, Steve intravide dal suo biplano un piccolo laghetto incontaminato che sembrava chiamare la sua ricerca di solitudine, di evadere oltre il lecito, di varcare il confine dell’uomo per sprofondare nel segreto della natura. In realtà la sua mente era un po’ confusa, combattuta tra l’esistenza forzata, in quel paesino,dove gestiva il suo negozietto in cui vendeva un po’ di tutto ,e la ricerca di una strada da percorrere con gli occhi dell’animo per portarlo verso l’immenso mondo del mistero ,mondo mai varcato per casualità,per pigrizia o per destino. Viveva in un paesino, se così lo possiamo chiamare, in America ,quell’America vera che vive ogni giorno per sopravvivere, lontano dalle masse che la rendono il paese più avanzato e moderno. Pochi abitanti, ma sulla strada , su quella interminabile strada tra canyon e deserti di terra ,le auto di passaggio erano vitali per i lavoratori del posto. C’era una pensione per le auto di passaggio, c’era il meccanico, il distributore di benzina, il bar ed un decadente ufficio postale, ma il suo negozio ,dove potevi trovare veramente di tutto, ..dagli estintori , al pane, le sigarette, gli alimentari, gli attrezzi per le coltivazioni ..rappresentava il centro del paese.

E poi ,quel vecchio biplano abbandonato era il suo gioiello. Ci aveva lavorato moltissimo per metterlo a posto, c’erano voluti tre anni perché i pezzi non arrivavano,un po’ di fantasia per inventarsi meccanico, ma ora il sogno era realizzato. E quel paesino dove tutti vivevano nel suo negozio, sembrava a volte stargli stretto, confuso tra la voglia di cambiare la sua vita ,cercando uno scopo diverso dalla sopravvivenza ,e la cultura mistica, religiosa che lo avvicinavano alla natura, la curiosità di scoprire quello che c’era dietro le cose, dote rara tra gli uomini duri di quei posti, trasmessa però da un papà che era un predicatore ed una mamma, succube, che lo seguiva in silenzio, con amore, per amore.

Non c’erano più da anni ,ma li sentiva ugualmente vicini e spesso avrebbe voluto confrontarsi con loro per capire dove era la strada che incendia l’animo, così come diceva suo padre, dove fosse la strada della felicità e serenità interiore,come gli suggeriva la mamma. Eh sì, la mamma era stata una donna forte , saggia, silenziosa, era l’esempio dell’amore ed aveva sempre rispettato il papà con tutti i suoi viaggi, anche nei momenti più bui. Steve avrebbe voluto essere come loro, avere la sicurezza ,la forza , la serenità, per affrontare ogni cosa del mondo, trovando una risposta per ogni cosa , in tutto come faceva il suo papà.

Un colpo di vento fece sbandare il suo biplano, d’altronde il motore ogni tanto sembrava voler scappare, e fu un richiamo naturale verso il lago . Virò con semplicità , senza preoccupazioni, quasi il lago lo avesse voluto e planò dolcemente su quelle acque verde scuro, colorate da alghe e dall’immagine capovolta dei pini che lo circondavano. Il silenzio fu rotto dallo scoppiettio del motore che andò a spegnersi lentamente trovando attracco sulla riva del lago. Steve , omone grosso, pizzetto grigio, capelli a spazzola, sollevò lo sportello e alzandosi in piedi sul veivolo ammirò,davanti e dietro di se, come se quel mondo lo avesse rapito. Tornò il silenzio quando le eliche smisero di girare per inerzia e Steve balzò giù dall’abitacolo sprofondando coi piedi in quei pochi centimetri d’acqua. Raggiunse la terra ferma e stette minuti e minuti ad osservare il tutto ed il nulla, a percepire gli odori ,a confondersi nei colori a volte così innaturali come solo la natura sa offrire. Non si può descrivere ciò che videro i suoi occhi perché guardò con gli occhi dell’animo e ogni sensazione non aveva parole che potessero tradurre l’emozione.

Vi era, in una insenatura del lago, un vecchio molo, forse non molto stabile, che si allungava di qualche metro sull’acqua ,ma era coperto dai rami di un albero e Steve non lo notò subito, intento come era ad osservare e a pensare quanti e quali animali vivessero nel fitto della boscaglia, quante vite si nutrissero di bacche , pesci, frutti ..della natura. E mentre rifletteva su queste cose camminava lentamente in riva al lago pensando di essere l’unico compagno di quella natura incontaminata. Poi scostando il ramo davanti a sé, vide il molo , e laggiù sulla punta una piccola figura di schiena ,che sembrava farne parte. Non so se per l’educazione inculcata dai genitori o perché ogni essere umano ne attira un altro o semplicemente per casualità, camminò verso di lui, raggiunse il punto estremo del molo e si sedette accanto.

Il volto dell’uomo era orientale , completamente calvo come un monaco tibetano, uno straccio color sabbia adornava il suo corpo, una corda logora gli faceva da cintura,evidenziando delle forme minute . Era buffo vedere le due schiene accanto ,una grande e grossa e l’altra piccola e minuta.

“ Mi scusi , sa dove siamo? “ – disse Steve – con un piccolo imbarazzo.

“Siamo ovunque, anche senza fermarci” rispose l’orientale

“C..come ? “ domandò stupito per l’insolita risposta Steve.

“ Quell’uccello che sorvola il lago, ora è qui, ora laggiù, vola libero oltre i luoghi, perché lascia tracce del suo passaggio”

Steve sempre più incuriosito domandò: “Ma il tempo determina il fatto che ora è qui e poi in altro luogo.. no? “ Lo disse con voce tremante per capire con chi stava parlando e anche un po’ dubbioso della sua frase. Allora l’uomo girò lo sguardo verso di lui e domandò “Cosa è il tempo? Mi sai rispondere?”

Steve cercò una risposta ma non la seppe tradurre in parole.

L’uomo aggiunse “ Getta una pietra in acqua ed osserva “.

Steve raccolse una pietra e la lanciò in acqua , davanti a sé. Una serie di cerchi concentrici si allargò dal punto in cui sprofondò in acqua quel sasso, fino a formare un disegno sempre più grande e sbiadito col passare del tempo.

“Ecco cosa è il tempo, è il divenire delle cose, è il segreto del cambiamento, è la vita oltre i suoi confini.” aggiunse l’uomo.”Quell’uccello che planava viveva ogni momento mentre questi cerchi disegnavano l’acqua , cambiava e diveniva e questi cerchi, anch’essi cambiavano e si trasformavano”.

Steve ebbe l’impressione di risentire le parole del padre in quel volto orientale ma ,mai, aveva avuto modo di vedere le cose banali sotto questa nuova luce ed una nuova emozione di apprendere e scavare come mai aveva fatto lo pervase.Non si chiese chi era quell’uomo,da dove venisse, voleva continuare a parlare con lui, così come aveva appena fatto.

Pensò in silenzio, a fianco a quell’uomo comparso dal nulla e poi parlò, discretamente :“ Il concetto del tempo è legato a qualcosa di più grande, che muove i fili di tutti noi e davanti al quale io … non so…mio padre diceva che tutto dipende da Lui ma … io credo …non so cosa credere.” aggiunse ancora Steve.

“Getta un sasso in acqua ed osserva “ ripeté l’uomo. Così fece Steve , prese un sasso e lo scagliò davanti a se, come la prima volta. E anche questa volta i cerchi concentrici partiti dal foro nell’acqua disegnarono la cresta del lago fino a spegnersi dolcemente.

“Questi cerchi li sapresti disegnare così perfetti ? Provaci con questo ramo.”

Steve provò a disegnare sulla sabbia bagnata dall’acqua, ma nessun tentativo fu così perfetto come quello del sasso.

“Cosa vuol dire questo?” – chiese ingenuamente.

Un attimo di silenzio e l’uomo rispose con un'altra domanda: “Pensi veramente che questo non faccia parte di un disegno ancora più grande?, chi può fare dei cerchi così perfetti ?”

La domanda dell’uomo fece calare il silenzio su quel molo dove Steve ritrovava le prediche del padre , dove vi era la spiegazione naturale di tante parole ,mai tradotte oltre la fede.

E passando mille pensieri nella mente di Steve, ripensò alla sua gioventù, agli insegnamenti del padre, a quanto a volte il padre fosse stato considerato un uomo fuori dal tempo, e solo ora lo rivedeva in una luce diversa, forse solo ora capiva ,davanti a tanta semplicità. Poi pensò a se , al suo momento di dubbio e rivolgendosi all’uomo disse :

“Ma io credo di non fare molto, credo di non trasmettere nulla di profondo a nessuno, io vivo semplicemente, certo vendo cose necessarie a chi viaggia, ma non tocco il loro animo, non so toccare il loro animo. “ e lo disse col rammarico di chi in fondo,senza essersene mai reso conto, si era sentito inferiore al padre.

“Getta un sasso in acqua ed osserva” ribatté nuovamente l’uomo.

E così fu e nuovamente i cerchi disegnati sul mare fecero attendere in silenzio una risposta desiderata. “Cosa vedi? “ disse l’uomo.

“Vedo dei cerchi , piccoli , grandi, crescere…” rispose Steve aspettando una spiegazione.

“Ogni piccolo cerchio che nasce spinge gli altri secondo un disegno preordinato e li fa crescere, li muta , li influenza” spiegò l’uomo.

“E allora ?” chiese Steve

“Getta quel ramo in acqua e avrai la risposta”

Così fece Steve , il rametto non creò dei cerchi, non sprofondò in acqua, fece un leggero spruzzo e si fece trasportare dalla corrente ,dai cerchi ancora presenti nell’acqua.

“Ogni cosa – disse l’uomo – è disegnata per uno scopo, il sasso per essere un sasso e disegnare l’acqua creando piccole onde che si spingono tra di loro, mentre il piccolo rametto è disegnato per galleggiare e trasportare il movimento sul pelo dell’acqua. Un sasso non può e non deve fare quello che fa il rametto, ma entrambi sono necessari”.

Stava venendo sera e quella frase sembrò illuminare l’animo di Steve che aveva imboccato la strada tanto cercata. Ancora molto doveva camminare, ma ricordò le parole del padre che gli dicevano “Ricorda, ragazzo,la strada per il divenire è là, devi solo imboccare la strada giusta e quando la troverai non sarai arrivato, ma inizierai a camminare nel sole”.

Si alzò, doveva riprendere il biplano, fece pochi passò ma voltandosi indietro pose l’ultima domanda all’uomo “Ma allora è tutto già deciso, tutto è parte di un disegno più grande di noi , noi siamo i colori che adornano questo quadro, ma non lo influenziamo?”.

L’uomo lo guardò , attese un attimo a rispondere , e disse : “Strano…credevo fossi stato tu a lanciare quella pietra!”.

Si girò e continuò a guardare l’acqua.

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