mercoledì 11 giugno 2008

Sul monte Luna

SUL MONTE LUNA

Sul monte Luna , in quel pendio che indicava la vetta , il monastero sembrava toccare il cielo con un dito e disegnare le nuvole, come un dolce pennello accarezza una tela per lasciare segni del suo passaggio. Era abitato da monaci , vivevano per lo più dei prodotti dell’orto, orto che nonostante l’altitudine trovava conforto nelle sapienti mani che lo accudivano, giorno per giorno. La regola era quella della meditazione , meditazione che affiorava nell’isolare il proprio animo a contatto con il cielo stellato, meditazione che fondeva i pensieri con la sensazione provata davanti all’alba innevata delle vette circostanti, meditazione ispirata dalla fredda brezza del mattino a contatto con la pelle del viso, mal celato dal cappuccio del saio sgualcito.

Erano in pochi, ma ogni monaco condivideva con gli altri il pasto intorno a quel lungo tavolo di legno grezzo, al centro del monastero dove allegria , compagnia, serenità facevano banchetto con la fraternità e quel senso mistico che pervadeva ogni animo, nella sua semplicità.

E bevevano col gusto di assaporare un dono del cielo, centellinando ogni prezioso sorso in calici di legno , dove l’antico vino conservato in botti antiche, veniva servito con preziosa parsimonia.

Ogni mese , uno di loro caricava il carro e con due muli scendeva a valle in un lungo e tortuoso viaggio per raggiungere il paesino che del mercato faceva la sua dolce ricchezza , e qui il monaco vendeva i prodotti dell’orto come merce preziosa, regalando il sorriso ai bimbi che lo contornavano, come fossero piccoli doni che allietavano la loro semplice vita. Portava , poi, le ceste intrecciate dagli altri monaci durante il mese e comprava coi pochi soldi ricavati le pelli ,con cui gli stessi monaci avrebbero costruito sandali per poi rivenderli al mercato seguente , e la vita proseguiva così nella letizia di ogni piccolo attimo offerta dai prodotti che solo la terra ed il lavoro poteva offrire. All’interno del monastero, poi, vi era una raccolta di vecchissimi libri che avrebbero fatto la fortuna economica di qualsiasi libraio, ma che arricchiva i monaci di una saggezza senza prezzo, rendendo sempre nuovo il miracolo della conoscenza.

In quel mercato quel giorno, come sempre accadeva, tutti i bimbi erano intorno al carro del monaco, vi era poi l’uomo che vendeva i cavalli, il banchetto della frutta, delle pelli , il banco degli attrezzi per la coltivazione , le stoffe che , variopinte, rendevano caratteristico il mercato stesso con i suoi incantevoli colori. E proprio mentre la vita del mercato si svolgeva nella sua confusa quotidianità, l’urlo di una donna infranse quella convulsa melodia e mentre il volto dei presenti ebbe appena il tempo di girarsi verso l’inconsueto frastuono, quattro uomini del mercato abbandonarono i loro banchetti all’inseguimento di un altro uomo, mossi da quella solidarietà che solo i poveri sanno possedere tra loro. In breve raggiunsero il fuggitivo e lo bloccarono a terra. E mentre il monaco coi bimbi si avvicinava faticosamente a loro , quell’uomo a terra copriva il volto per ripararsi dai calci che ripetutamente gli venivano inferti. Erano poveri, sudavano faticosamente per poter vendere quattro cose al mercato e lealtà ed onestà li contraddistingueva in ogni azione. Ora con inconsueta ferocia si sentivano traditi e sfogavano quella violenza, dettata solamente da instabili condizioni di vita e che rendevano il risveglio ricco di preoccupazione.

La donna urlava “..al ladro..al ladro..” , gli uomini infierivano sul poveretto, poi una voce su tutte fermò per magia quell’azione:

”Basta!!” – urlò il monaco e avvicinandosi a quel corpo a terra scoprì il suo volto. Era un ragazzo, giovane, giovanissimo.

“Mi aiuti , mi vogliono uccidere, io non sono un ladro.. “ urlò disperatamente il ragazzo. Ma la sacca che aveva a fianco tradì le sue parole e la frutta rubata rotolò a terra senza misericordia. E mentre tutte le persone si accalcavano intorno, il monaco disse : “ Sei una persona disperata , neghi l’evidenza , e questo non ti aiuterà !!”

“Ammazzatelo” “Fategliela pagare” “ Torni al suo paese “ si sentiva urlare intorno, con un accanimento preoccupante, ma il monaco tagliò corto con una insospettata decisione e porgendo la mano al ragazzo disse “Ora ti alzerai, prenderai il tuo sacco e lo restituirai alla donna a cui l’hai sottratto, poi ti porterò a curare le ferite” . Così fece il ragazzo intimidito ed impaurito , e solo in un secondo momento con voce tremante aggiunse “ Padre, io non sono ferito, ….me ne posso andare ?”. Ma le persone si accalcavano sempre più intorno a lui e solo la prestanza del monaco che si faceva largo fra la folla trascinandolo per mano lo salvò da una brutta fine. I due si allontanarono insieme dal mercato. Il ragazzo salì sul carro ed il monaco invitò i suoi muli a partire. Nuovamente il ragazzo rivolto al monaco disse:

“Padre, non ho ferite , io ….. non ho bisogno di un dottore.”

“Tu hai molte ferite – aggiunse il monaco con un filo di voce - e non le vedi”.

“C..come? – disse il ragazzo – ..non capisco ma …da questo sentiero non si va da nessun medico, il sentiero porta in alta montagna.”

Il monaco fece un attimo di silenzio e poi insistette –

“ Tu devi bere alla fonte per curare le tue ferite, la medicina di cui hai bisogno risiede in natura ed è portentosa, abbi fede , hai solo bisogno di acqua.”

Il ragazzo si guardò , non vide ferite e rimase perplesso, poi un po’ per soggezione, un po’ per quel mistero che ci fa fare le cose senza un apparente motivo, stette in silenzio ad osservare quel mirabile paesaggio che compariva ai suoi occhi nella lenta e lunga salita verso il monastero. Il silenzio delle parole regnò lungo tutto il viaggio ma gli occhi furtivi del monaco, seduto sul mulo che tirava il carro, sembravano a tratti posarsi sul ragazzo per poi distogliersi subito dopo senza farsi notare. Durò tre ore la lenta ascesa ma al ragazzo non sembrò di essere stato in silenzio tanto a lungo, così che al comparire del monastero, lassù, dove poche cose erano più in alto , uno sguardo misto a stupore regalò al ragazzo un pensiero di sincera ammirazione verso un quadro tanto splendido quanto semplice. Il monaco fece entrare il carro nel monastero e presentò il ragazzo, intimidito, agli altri monaci, insistendo sul fatto che era suo ospite e che doveva essere trattato con ogni riguardo .Così il ragazzo assecondò il curioso ospite seguendo i suoi passi.

Cenarono tutti insieme, assaporando i prodotti che la natura aveva loro donato. Il ragazzo particolarmente affamato, sembrava non aver mai conosciuto una ciotola ricolma, e dopo aver svuotato voracemente la sua, stava per afferrare la seconda ciotola , quella del monaco a fianco che distrattamente si era girato,… ma un fremito lo fermò. Si girò il monaco , lo guardò severamente come mai nessuno aveva osato e dolcemente disse al ragazzo : “Gradisci la mia ciotola? Oggi non ho molta fame, prendila pure..” Ed il ragazzo ebbe timore e frenesia a prenderla come colui che viene scoperto in flagrante ,ma perdonato al tempo stesso. Poi assaggiò la preziosa bevanda presente nel calice davanti al suo piatto e solo allora sentì di voler offrire il suo servizio per riempire i calici di tutti i presenti, in segno di gratitudine, forse non tanto del cibo a lui donato ,ma per la lezione di saggezza impartita, che gli faceva scoprire un mondo un po’ diverso.

Andarono a dormire , ognuno in una cella dove la frugalità regnava, ma rendeva valore al legno, alla pietra, alla luce che la luna sapeva offrire attraverso quella piccola fessura che si affacciava sul mondo.

Si affacciò e vide la luna sopra la vetta più alta e capì perché il monte si chiamasse così.

Stette ad osservare da quel piccolo spiraglio , tutto e niente, scavò dentro di sé assaporando e gustando senza apparente spiegazione i segni che lo avevano illuminato. Poi si addormentò e dormì, dormì a lungo.

Era l’alba e qualcuno bussò alla sua porta. Aprì ancora assonnato ed il monaco entrò portando un caldo the dentro una semplice ciotola. Gliela porse e disse:

“Affrettati ,fra poco è l’alba e le piantine devono bere l’acqua ”.

Il ragazzo assaporò il the , poi con fare claudicante uscì dalla sua cella a cercare il monaco. Lo vide seduto davanti all’orto , davanti al monte Luna , davanti alle stelle che stavano lasciando il posto alle prime luci. Si avvicinò, si sedette accanto a lui e dopo un attimo di silenzio dalla sua bocca uscì una piccola parola solitaria : “…grazie..”.

Il monaco si voltò verso di lui e disse:

“Vedi queste due piantine davanti a te, oggi nel secchio abbiamo poca acqua e tu devi scegliere quale bagnare, ogni pianta deve bere al mattino, ma non c’è abbastanza acqua per dissetarle entrambe” .

Davanti al ragazzo vi erano due piccoli arbusti, il primo alto pochi centimetri sembrava molto assetato e le sue poche foglie erano avvizzite mentre il secondo di qualche centimetro più alto sembrava non patire la sete, così il ragazzo rivolgendosi al monaco disse:

“Io bagnerei la pianta più piccola perché secondo me ha più sete”.

“Sicuramente ha più sete” – rispose il monaco - “ma sei sicuro che abbia più bisogno d’acqua dell’altra?” .

Il ragazzo non seppe proferire parola, sempre più allibito dall’inaspettata domanda del monaco che, dopo un altro attimo di silenzio, aggiunse : “Con un dolce movimento prova a scalzare le piante dalla terra per poi farle risprofondare in essa ed avrai la risposta”.

Il ragazzo scalzò la prima pianta, quella piccola e assetata, ma lunghe radici seguivano il suo stelo , ben ancorato a terra . La seconda più rigogliosa si staccò subito dal terreno perché cortissime radici tradivano la sua giovane età.

“Vedi – disse il monaco – la scelta ora è facile perché qui risiede la differenza tra aver sete ed aver bisogno di acqua”.

Il ragazzo stette in silenzio e bagnò la pianta , solo in apparenza più in salute , poi non disse altro, confuso, stupito, emozionato. Lasciò il monastero, con la consapevolezza d’aver bevuto anche lui l’acqua che guarisce le ferite, ora ne era certo.

Poi sulla soglia del monastero, prima di riprendere la via del ritorno, rivolgendosi al monaco, timidamente , seppe solo proferire sottovoce un piccolo, piccolo, piccolissimo “…grazie.”.

Nessun commento:

Copyright

Creative Commons License
Orme nel cammino by Alessandro Corsi is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Creative Commons License
Foto Artistiche by Alessandro Corsi is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.