domenica 25 maggio 2008

Le ali degli angeli

LE ALI DEGLI ANGELI

Neanche il peggior quartiere di New York era ridotto così male, ma Joffrey sembrava noncurante di questo, quando al calare del sole tornava stanco e frettoloso verso casa ,ed i suoi passi sembravano fare a gara tra di loro. Era uno dei pochi neri del quartiere che aveva trovato lavoro nel ristorante sotto il ponte, ma il suo lavoro consisteva nella pulizia giornaliera del locale , nel portar via sacchi e sacchi di immondizia dalle cucine del locale e poi controllare che tutto fosse a posto e ben chiuso per l’arrivo dei proprietari e del cuoco. Ma non era stanco della vita , si riteneva un fortunato ad avere un lavoro così, perché spesso, lungo il ritorno a casa ,doveva scavalcare barboni assopiti tra l’immondizia degli stretti vicoli ed ogni giorno pensava che il Dio, che tutti pregavano, aveva nel fondo del suo cuore una piccola parte negra ,per avergli permesso di lavorare.

E camminava , camminava, i suoi passi accorciavano la strada, ma girato l’angolo , in fondo a quel vicolo stretto, vide un corpo sdraiato per terra . Nella sua mente passarono mille pensieri perché quei corpi che era abituato a scavalcare non erano così, in quella posizione informe, senza vita.

Si avvicinò a lui, un grosso impermeabile nascondeva ogni forma di quell’uomo mentre un cappello a tese larghe oscurava il suo volto. Notò un leggero movimento e capì che respirava , allora titubante si sedette accanto a lui, senza dire nulla come se non osasse disturbarlo. L’uomo alzò il busto, era un bianco molto vecchio, la sua pelle usurata dal tempo, ma le sue parole uscivano nitide dalla bocca.

“Come ti chiami ?”- chiese il barbone.

”Mi chiamo Joffrey”- rispose incerto –“ e tu chi sei ?”

L’uomo non rispose alla domanda , guardò fisso davanti a sé e poi rivolgendosi a Joffrey disse: “Non stare qui con me, qualcuno vedendoti potrebbe volerti picchiare e quelli, devi sapere, picchiano forte!! Vai finché sei in tempo , non farti vedere qui.”

Joffrey alzò leggermente le spalle e disse: “Io non temo ciò che possono fare gli uomini, ho le spalle forti ,su nel cielo io so che c’è chi mi protegge,non so se è bianco o nero,ma so che c’è , mi ha dato un lavoro ed è sempre con me… Piuttosto cosa posso fare per te?.”

“Fai ciò che il cuore ti comanda e così mi aiuterai…,vedi io non sono quello che pensi,ho un compito molto difficile ed importante, sto cercando un ..angelo!!”

“Un.. un angelo??… di quelli con le ali ??” balbettò stupito Joffrey.

“Gli angeli non hanno le ali, sono persone come te che diventano angeli in certi momenti della loro vita ….” fu la risposta.

“Ma un angelo può essere nero?” chiese Joffrey . La risposta non arrivò perché un gruppo di neri era comparso in fondo al vicolo con bastoni e catene. Il primo sembrava il capo e si avvicinava con fare minaccioso verso di loro, roteando più e più volte una catena.

“Vattene - disse nuovamente il barbone - , qui si mette male,sei ancora in tempo”

“Voglio conquistarmi le ali, quelle ali che non ci sono,… dove stai tu , resto anch’io “ rispose sicuro Joffrey ,pensando di far qualcosa per quel vecchio matto. Ma una luce misteriosa illuminò il vicolo ormai buio e nessuno seppe cosa successe in quel momento. Si alzò il vento ed il tempo passò. Joffrey si risvegliò al mattino, in terra ,in quel vicolo, mentre l’alba si affacciava sulle prime case. Si tirò su da terra, si sentiva tutto rotto, ma non vide più nessuno, a fianco a sé solo il cappello di quell’uomo e nel silenzio del mattino il vento gli sembrò pronunciasse queste parole “Il mio lavoro è finito , buon lavoro a teeee ….”

Si guardò intorno ,si sentiva diverso, il vicolo era pulito, il sole cominciava a splendere e svoltando nella strada principale vide solo sorrisi. Si inginocchiò in mezzo alla strada, noncurante dei passanti, e singhiozzando come un bambino ,rivolse al suo Dio la sua preghiera :

“ Ora ,mio buon Dio ,ho una certezza, so che ci sei e che gli angeli …. possono essere neri”.

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